Nei pressi delle sorgenti del Livenza nel territorio di Polcenigo sorge la Chiesa della Santissima Trinità, dalle origini antichissime (anche se la costruzione attuale è soprattutto cinquecentesca).
Ampio porticato ad archi, interno ad aula con grande altare ligneo intagliato e dipinto del XVII secolo, della bottega dei Ghirlanduzzi, entro il quale è posta un'ancona lignea di Domenico da Tolmezzo, parte in scultura (Trinità), parte in pittura (figure di Angeli): è anzi uno dei rarissimi esempi di pittura del grande intagliatore friulano. Porta sul basamento la data 1496 e sulla parete la firma dell'artista ("OPERA DE DOMENIGO DE TOLMEZO") accompagnata dalla scritta: "QUESTA OPERA FO FATTA SOTTO LA CAMERARIA DE SALVADOR DE NICULUS DE LA BLANTIA DI CULTURA".
Nella chiesa, una tela che è stata malamente attribuita al feltrino Lorenzo Luzzo (1484-1511), rappresenta la Madonna con il Bambino in gloria con S. Barbara ed i Ss. Pietro e Paolo; un dipinto di pittore palmesco vicino a Matteo Ingoli raffigurante la Vergine in gloria tra i Santi Antonio abate, Francesco e Mauro e il donatore (inizio secolo XVII), otto monocromi su tela e tavola nel tergale dell'altar maggiore, con Scene della Passione e figure di Santi, dipinti per lo più in tono minore eseguiti tra il 1742 ed il 1769. Nella sagrestia, affreschi seicenteschi di modesta qualità (Sacrificio di Isacco, Predica del Battista, Stigmate di S. Francesco, S. Girolamo nel suo studio, S. Maria Maddalena penitente).
Ampio porticato ad archi, interno ad aula con grande altare ligneo intagliato e dipinto del XVII secolo, della bottega dei Ghirlanduzzi, entro il quale è posta un'ancona lignea di Domenico da Tolmezzo, parte in scultura (Trinità), parte in pittura (figure di Angeli): è anzi uno dei rarissimi esempi di pittura del grande intagliatore friulano. Porta sul basamento la data 1496 e sulla parete la firma dell'artista ("OPERA DE DOMENIGO DE TOLMEZO") accompagnata dalla scritta: "QUESTA OPERA FO FATTA SOTTO LA CAMERARIA DE SALVADOR DE NICULUS DE LA BLANTIA DI CULTURA".
Nella chiesa, una tela che è stata malamente attribuita al feltrino Lorenzo Luzzo (1484-1511), rappresenta la Madonna con il Bambino in gloria con S. Barbara ed i Ss. Pietro e Paolo; un dipinto di pittore palmesco vicino a Matteo Ingoli raffigurante la Vergine in gloria tra i Santi Antonio abate, Francesco e Mauro e il donatore (inizio secolo XVII), otto monocromi su tela e tavola nel tergale dell'altar maggiore, con Scene della Passione e figure di Santi, dipinti per lo più in tono minore eseguiti tra il 1742 ed il 1769. Nella sagrestia, affreschi seicenteschi di modesta qualità (Sacrificio di Isacco, Predica del Battista, Stigmate di S. Francesco, S. Girolamo nel suo studio, S. Maria Maddalena penitente).
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